Tra tra Ottocento e Novecento Torino si lascia affascinare e conquistare dalla Belle Epoque. Nasce il Liberty torinese che troviamo nella zona di corso Francia, subito dopo piazza Statuto
È una cosa che ogni torinese Doc (e ogni studente di architettura, sicuramente) sa, ma che per i turisti è una chicca tutta da scoprire: Torino è la città del liberty italiano. Sì, è vero, Torino è anche la città del barocco, ma a cavallo tra Ottocento e Novecento la città si lasciò affascinare dalla Belle Epoque e dal suo stile, che riempì di decorazioni floreali e di sinuose curve tutto ciò che si costruì in quell'epoca. D'altronde era il periodo dell'Esposizione Internazionale d'Arte Decorativa Moderna del 1902, che si tenne proprio a Torino e che diede il via al movimento Art Nouveau. Torino fece propria quella corrente stilistica al punto da creare un intero sottogenere, il Liberty torinese appunto, che vede nei suoi principali artefici l'architetto Pietro Fenoglio. È nella zona di corso Francia, subito dopo piazza Statuto, che Fenoglio dà libero sfogo alla sua creatività e lascia in eredità alla città palazzi incredibili, che sembrano usciti dalla mente di un qualche genio architettonico, o chissà come trapiantati qui dalla Barcellona di Gaudì. Capolavori a parte (che vi elencheremo poco più avanti), la zona è in realtà ricchissima di edifici che meritano un'occhiata, soprattutto se siete appassionati di architettura. Decorazioni floreali sulle facciate, finestre incorniciate da bassorilievi in pietra, cancellate e portoni dalle linee sinuose e intricate, androni decorati con mosaici tutti da scoprire, se trovate qualcuno che gentilmente vi apra il portone per ammirarli. Quegli edifici che, camminando distrattamente per andare a fare un po' di shopping al mercato di piazza Benefica (come come?!? Non ci siete mai andati? Mettete mano al portafoglio e preparatevi a fare spese pazze ogni mattina dal lunedì al sabato) osservate e vi chiedete: chissà chi ci abita qui? Portoni imponenti, cortili nascosti, bow windows (bovindo in italiano, ovvero quelle finestre chiuse che sporgono a mo' di balconi, antesignani delle nostre cheappissime verande) tutti da scoprire, che valgono davvero una passeggiata in zona Cit Turin.
Casa della Vittoria
Si può partire in quarta, andando a vedere uno dei più belli (e anche dei più interessanti, visto che è coperto da un alone di mistero) esempi del Liberty torinese. Parliamo di Casa della Vittoria, in corso Francia 33, detta anche Casa dei draghi. È facile capire perché, guardando il portone che sembra l'ingresso a un qualche mondo parallelo oscuro, sorvegliato da figure di dragoni ai lati delle quattro colonne che suddividono la vetrata principale. Perfino i battenti della porta d'ingresso, due lucertole d'ottone, sembrano voler dare il permesso di entrare a nostro rischio e pericolo. Richiama il mondo delle fiabe, con tutti i cavalieri, le principesse e i draghi del caso, anche la torretta angolare, che si erge fin sopra l'altezza del resto del palazzo, quasi fosse un posto di guardia. Realizzata tra il 1918 e il 1920, dall'ingegner Gottardo Gussoni per celebrare la vittoria del primo conflitto mondiale (da qui il suo nome), Casa della Vittoria è per il suo aspetto circondata da leggende inquietanti che ne aumentano l'aurea magica. Non a caso, l'imponente ingresso dell'edificio è stato negli anni sfondo di numerosi film, horror e non, tra cui “La maschera etrusca” di Ted Nicolau e “Il divo” di Paolo Sorrentino.
Casa Maciotta
Al di là di corso Francia, al numero 33, proprio di fronte alla Casa dei draghi, sorge uno degli edifici progettati da Fenoglio, casa Maciotta. Costruita nel 1904, questa palazzina unisce la praticità e la semplicità del barocco con l'estro liberty, che è evidente nella realizzazione di un angolo smussato dove regna al quinto piano un meraviglioso terrazzo esagonale a gazebo. Segni dello stile Liberty si trovano disseminati qua e là in tutta la facciata dell'edificio (e anche all'interno, se qualcuno avesse mai la possibilità di entrarci): dai fregi che sovrastano le alte finestre alle decorazioni in ferro battuto che circondano i balconcini che danno sulla strada.
Villino Raby
Uno dei capolavori di Fenoglio (che lo progettò in collaborazione con Gottardo Gussoni) si trova in corso Francia 6, ed è uno stupendo villino di cui colpisce il terrazzino che dà sulla strada. Ma non è tutto all'esterno, il bello di questa casa: all'interno c'è anche un giardino privato, e lo scalone principale ha una ringhiera di ferro battuto che sembra realizzata intrecciando lunghissimi bastoncini di liquirizia. La casa, bellissima con le modanature alle finestre, il bovindo geometrico, i fregi e il cancello in ferro battuto, è oggi proprietà dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino, che si è fatto carico della ristrutturazione.
Casa Fenoglio – Lafleur
Forse non ha la scenograficità della Casa della Vittoria, o il terrazzo dei sogni di Villa Raby, ma questo palazzo rappresenta l'emblema del liberty torinese e può quindi essere considerato il più alto esempio architettonico progettato da Fenoglio, che non a caso qui ci viveva. Tra decorazioni floreali, il portone ligneo nell'androne e in generale un apparato decorativo decisamente vistoso, questa casa merita di certo che vi fermiate due minuti ad ammirarla. D'altronde, difficile che passi inosservata, con il suo bovindo ricoperto da finestre di vetro colorato.
Casa Tasca
Anche sull'angolo di casa Tasca, fra via Pifetti e via Beaumont, c'è un terrazzo a gazebo che tutti vorremmo avere. D'altronde, i terrazzini di casa Tasca non hanno neanche bisogno di essere abbelliti con fiori e piante, visto che ci sono già fregi di ogni genere a richiamare le bellezze della natura. Il palazzo, costruito dall'architetto/ ingegnere Giovan Battista Benazzo (come ci ricorda un'inscrizione sotto il bovindo), venne danneggiato durante un bombardamento nel 1942, e poi restaurato.
Casa Padrini – via Balbis 1
È più austero l'angolo decorato di questa casa, sempre progettata da Fenoglio, simbolo che probabilmente il liberty stava già cedendo il passo a stili architettonici meno decorativi; e segno delle ristrutturazioni delle epoche successive. Non mancano comunque, anche in questo caso, le decorazioni floreali sui terrazzini e nelle cornici delle finestre, oltre a un bovindo angolare (particolare perché su due livelli), sormontato da un terrazzino.
Casa Padrini – via Cibrario 9
Si perde quasi nel traffico di via Cibrario questa casa progettata da Fenoglio nel 1900. Commissionata all'architetto dai fratelli Pedrini (come la palazzina di via Balbis), anche in questo caso è testimonianza di un liberty più sobrio, che viene tradito solo dalle decorazioni floreali sulla facciata e, soprattutto, dalla particolarissima scala interna, con ringhiera in ferro battuto, costruita su uno spazio a pianta pentagonale irregolare.
Casa Baravalle
Si può chiudere il tour della Torino liberty in zona Cit Turin con questa palazzina dalle pareti celesti, che dei fasti e dei fronzoli del liberty non sembra avere nulla, ma che invece sta semplicemente ad anticipare il rigore degli stili architettonici che arriveranno immediatamente dopo l'ondata di estro dell'Art Nouveau. Sulle pareti confetto dell'edificio progettato da Annibale Rigotti, infatti, troviamo qua e là le decorazioni tipiche del liberty torinese, ma un po' nascoste, discretissime, senza che siano davvero protagoniste.
di Valentina Dirindin