C’è una zona di Torino in cui fino a pochi anni fa passeggiare era un’esperienza perturbante: atmosfere cupe per la vicinanza del cimitero monumentale, fabbriche dismesse e abbandonate, zone verdi mal frequentate. Nel giro di breve tempo, tuttavia, questo quadrilatero urbano un po’ curvo, compreso tra via Bologna, Lungo Dora Firenze e Corso Novara è profondamente cambiato e attira molti cittadini. Sia per le attività che qui sono nate, che quindi offrono intrattenimento e servizi, sia per la grande azione di riqualificazione dei suoi edifici, che quindi invita imprenditori e abitanti a trasferirsi tra le sue vie.
A differenza del centro storico o di altre zone di Torino, forse più conosciute, forse più tradizionali, il miglior modo per conoscere questa zona non è – solo – bighellonare per le sue strade, ma conviene armarsi di una buona guida e approfondire uno alla volta i suoi segreti, le novità e le trasformazioni. È una zona che va conosciuta partendo anche da uno sguardo all’indietro, per cogliere meglio il senso del tempo e il suo potere innovatore. Ecco, quindi, un piccolo breviario alla scoperta del quadrilatero più curvo e sorprendente di Torino.
La pacifica invasione dei grandi
L’ultima grande iniziativa in ordine cronologico, ma una delle più importanti per la riqualificazione di questo quartiere, riguarda il complesso della ex Centrale Elettrica di via Pisa 5, dove lo scorso 4 ottobre si è insediata la nuova sede dell’Istituto d’Arte Applicata e Design (IAAD) e dove nel prossimo futuro si insedierà anche il nuovo centro direzionale della Lavazza. Questi due soggetti, infatti, rappresentanti di due grandi eccellenze torinesi nel campo della formazione e dell’imprenditoria, hanno stipulato un accordo con la Città di Torino per favorire “interventi di valorizzazione e recupero funzionale, con attenzione ai valori formali e strutturali dell’edificio storico”. Così dichiara Mario Turetta, direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Piemonte, riferendosi al progetto architettonico di Cino Zucchi e Cristiano Picco, che ha trasformato un enorme edificio industriale in disuso (la ex Centrale Elettrica, appunto) in un complesso urbano polifunzionale di 19mila mq, dove nei prossimi mesi convergeranno studenti, professionisti e cittadini.
Molto simile è stato il processo che ha portato negli ultimi anni (ce ne sono voluti un po’) l’Università degli Studi di Torino a trasferire una parte dei propri spazi dal centro storico alle sponde della Dora, non esattamente sul lato di Lungo Dora Firenze, ma sull’altro, su Lungo Dora Siena. La nuova sede, ipermoderna, dalle linee curve, gli spazi funzionali e la tecnologia imperante, ospita le facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, in particolare una biblioteca interdipartimentale con oltre 500mila volumi, un bookstore, strutture specifiche per la ricerca, altre per i laboratori informatici e linguistici, 27 aule, 600 posti auto, sale studio e una grande piazza centrale di 80 metri di diametro su cui convergono le diverse strutture. Molto simile a un campus anglosassone, quindi, la nuova sede dell’università, che è intitolata all’ex Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, è stata progettata e costruita all’insegna della sostenibilità ambientale e del comfort ottico e uditivo.
Un’altra grande istituzione torinese che ha costruito la propria sede riqualificando una vecchia fabbrica in disuso (l’ex Lanificio Cologno) e che negli ultimi tempi ha intensificato tantissimo la propria attività, diventando un vero e proprio punto di riferimento della creatività e della cultura della nostra regione, è il Cineporto di via Cagliari 42, ovvero la sede della Film Commission Torino Piemonte. Più di 9mila mq – riconvertiti in quattro anni di lavoro e con grande attenzione al recupero degli elementi strutturali originali – oggi costituiscono una vera e propria cittadella del cinema con uffici di produzione che possono ospitare fino a 5 produzioni in contemporanea, sale costumi, falegnameria, area lavanderia, sale casting e un bar-ristorante molto colorato sempre aperto al pubblico. Vale la pena passare di qui anche solo per entrare qualche istante in un’atmosfera magica e ispiratrice.
Ci sono altri importanti nomi e altre eccellenze piemontesi che in questo quartiere hanno portato un pezzo di sé, o addirittura la propria sede. C’è il Ceipiemonte di corso Regio Parco 27, un centro che silenziosamente e ogni giorno lavora “per favorire la crescita dell’innovazione, della competitività e dell’attrattività del Piemonte” (e infatti “cei” sta proprio per Centro Estero Internazionalizzazione); ci sono la fabbrica del cioccolato di Gobino (via Cagliari 15/b) e La casa del Barolo (via Perugia 26); ci sono l’agenzia di comunicazione Bellissimo e la sede di Quarta Rete, nascoste in una via che si chiama Regaldi e che per trovarla si fa un po’ di difficoltà ma poi, una volta dentro, ti fa capire bene cosa vuol dire “riqualificazione urbana”: dove una volta c’era disagio e buio oggi c’è un’invasione di creatività e operosità.
Infine, non si può non includere in questo breve profilo di storia del quartiere uno sguardo al futuro e, in particolare, al progetto di co-housing di via Perugia: non solo professionisti e aziende, uno spazio può essere condiviso anche per vivere. Questa è la filosofia che sta alla base del concetto di co-housing, un modo di abitare gli spazi già molto diffuso nel nord Europa e arrivato da noi solo da poco: locali in comune (lavanderia, asilo per i bambini, taverna, giardino, a volte anche la stessa cucina e spazi di relax) si uniscono anche a tempi in comune (io offro a te, vicino, qualche ora del mio tempo per guardare i tuoi bimbi e tu, vicino, ricambi dedicandomi due ore per ridipingere le pareti del salotto) per consolidare l’idea che il vivere bene, risparmiando anche soldi ed energie, è una dimensione che si può praticare insieme e condividendo. Un ex opificio (la fabbrica Pastore) di via Perugia è stato dunque scelto per venire riqualificato e riconvertito in appartamenti di co-housing e un parco di circa 5mila mq da destinare a vicini di casa che amano comunicare (per saperne di più: www.coabitare.org/viaperugia).
Piccole chicche crescono
Accanto ai grandi nomi ce ne sono altri più piccoli, ma altrettanto vivaci (se non di più). In corso Regio Parco la gelateria Raspino e il Basic Village offrono sfizi diversi ma irrinunciabili: la prima, già famosa per lunghissime code sul marciapiede d’estate, fa ottimi gelati e introvabili granite siciliane; il secondo è un centro polifunzionale diversissimo da qualsiasi altro, perché all’impersonalità del non luogo tipica di altri centri il Basic Village ha sostituito l’impronta urban, spartana e postindustriale. Qui si trovano – tra gli altri – i loft di Robe di Kappa, Superga e K-Way, i Fratelli la Cozza, gli uffici di BasicNet (proprietaria dei marchi appena citati) e BBB Architetti Associati, un roof garden, una lavanderia e un Carrefour. In via Pisa c’è La casa del Cavallo – Rider’s Shop, un luogo unico nel genere e mai visto da nessun’altra parte, perfetto – ovviamente – per chi va a cavallo; per le signore, in via Catania 9 c’è La Perla, mentre al 16 della stessa via c’è la stilista Ombra di foglia, senza contare la scuola di tango argentino di Vanna e Nicola in via Parma 29. Per i giovani, invece, in via Perugia 32 c’è un punto di riferimento storico per la moda urban, i Docks Dora, mentre al numero 75 di via Parma c’è Qubì, uno spazio fisico da condividere per proporre mostre di fotografie, imparare l’inglese mangiando o semplicemente a mangiare meglio grazie a un ricettario di cucina condiviso (incuriositi? Anche noi. Visitate: www.qubito.org). Infine una visita va fatta nella nuova libreria Il ponte sulla Dora, un incrocio di libri, lettori e idee in movimento.
La mappa puntinata dell’intrattenimento
Tra squarci di ponti sulla Dora, accessi futuristici al futuro e paperelle volanti (quelle sulle finestre dell’asilo nido Papaveri e papere, che sbuca all’improvviso come una casetta incantata in mezzo ai palazzi di via Pisa), anche il divertimento vuole la sua parte. Ecco quindi alcune istituzioni delle serate torinesi: l’Espace (uno spazio trasversale di cultura, socializzazione e comunicazione sito in via Mantova 38, dove produzioni teatrali d’avanguardia si alternano a grandi eventi), le Officine Corsare (il circolo Arci più conosciuto di Torino, soprattutto dagli studenti universitari, in via Pallavicino 35) e il Caffè Basaglia (il centro di animazione sociale e culturale delle comunità, in via Mantova 34, dove presentazioni di libri, lezioni di tango, spettacoli teatrali, pasti, serate danzanti e seminari portano il programma culturale ben oltre il tempo di un caffè). Infine una menzione speciale va a Teatroria, uno spazio di corso Brescia 77 che unisce il teatro alla trattoria e “lo spettacolo del gusto al gusto per lo spettacolo”: un matrimonio anticonvenzionale e pieno di sorprese.
I 4 passi sono stati stancanti? Forse un po’ sì, ma non sono finiti se non si va a fare una foto al tram Diogene, un’installazione urbana del Progetto Diogene costituita da un vagone di un vecchio tram torinese posizionato al centro della rotonda di corso Regio Parco e convertito in spazio espositivo, spazio d’incontro per artisti, spazio fantastico per fare del contesto urbano una scenografia surreale.
Di Marta Ciccolari Micaldi