Croce e delizia della città
Delizia, per chi – specialmente in un'età compresa fra i venti e i trent'anni - qui passa i migliori sabato sera: tra locali, ristoranti, vinerie, cocktail bar e discoteche la zona brulica di cose da fare by night. Sfidate San Salvario, e scoprirete che le ore da piccole possono anche diventare minuscole. Croce, spesso, lo è per i residenti del quartiere, che mal sopportano l'invasione di festaioli a tutte le ore. E allora perché continua a essere una zona richiestissima dove abitare? Perché San Salvario, è bene ricordarlo, non è solo vita notturna. Parliamo di uno dei quartieri più interessanti della città, il luogo che ha fatto della sua multietnicità una risorsa culturale, e – non in ultimo – di una zona splendida, delimitata sul lato Est dal Po e dal Valentino. Un quartiere allegro, ricco di storia, pieno di cose da fare, da vedere, di posticini accoglienti dove fermarsi a bere un caffè o a mangiare un piatto di pasta, prima ancora che tutto intorno parta l'ora dell'aperitivo, che segna il limite tra giorno e notte. Quindi, prendete la vostra bicicletta (perché il quartiere è anche l'anima green e “alternativa” della città) e provate a frequentare le vie di San Salvario di giorno: scoprirete una zona viva, vissuta, piena di botteghe di artigiani e negozi stravaganti e originali. Poi, ovviamente, fermatevi qui per l'aperitivo.
Anche i musei puntano all'originalità
A San Salvario, il quartiere dove tutto è nuovo e inaspettato, perfino i musei cercano di non essere banali. Da queste parti, infatti, ne trovate due fra più strani non solo della città ma – siamo pronti a scommetterci – dell'intera penisola. Entrambi hanno sede nel Palazzo degli Istituti Anatomici di via Giuria 15, e meritano una visita se non altro per la curiosità che suscitano. Il primo è uno di quei posti che, ne siamo sicuri, si troverebbero in cima alla classifica dei luoghi dove non vorresti mai e poi mai trovarti da solo di notte. Stiamo parlando del museo dedicato all'antropologo torinese Cesare Lombroso, discusso e controverso studioso di criminologia. Le sue teorie (oggi giudicate del tutto prive di fondamento) sostenevano che le caratteristiche anatomiche degli esseri umani potessero identificarne l'attitudine criminale. Se volete verificare con i vostri occhi, in questo museo potete farlo. Qui sono infatti conservati scheletri, resti e volti di carcerati e detenuti dei manicomi criminali (pazientemente catalogati a seconda del reato commesso). Di certo, un'esposizione adatta a stomaci e menti poco impressionabili. Gli altri, potranno scegliere di visitare il secondo museo ospitato in questo palazzo: il museo della frutta. Se siete lì a pensare a che bisogno ci fosse di dedicare un museo alla frutta, è perché non siete amanti del genere (male! Mai sentito dire quanto può essere miracolosa una mela al giorno?). Altrimenti, adorereste la collezione di oltre mille “frutti artificiali plastici” modellati a fine Ottocento da Francesco Garnier Valletti. I due musei (e un terzo, quello di anatomia umana, che si trova sempre nello stesso palazzo), sono aperti dal lunedì al sabato dalle 10 alle 18. L'ingresso a un singolo museo costa 3 € (ridotto 1,50 €); per i tre musei si paga 7,50 € (4 € il biglietto ridotto).
Multietnica e multiculto
San Salvario, come abbiamo detto, è probabilmente il simbolo della Torino multietnica. Sarà la vicinanza della stazione di Porta Nuova ma qui, fin dai tempi del boom della Fiat, si sono stabiliti gli emigranti in cerca di lavoro e di fortuna. Oggi, il quartiere è riuscito (almeno in parte) a fare della sua diversità una risorsa, e a rendere la multietnicità un aspetto attrattivo della vita in zona: all'asilo e a scuola i bambini imparano lingue diverse, fioriscono le attività culturali per favorire l'integrazione, i ristoranti etnici hanno grande fortuna. Ma chi pensa che questa caratteristica del quartiere sia una novità dell'ultimo periodo, dovrebbe ricredersi. É l'architettura stessa della zona che ci racconta come questa sia nata per ospitare culture diverse. Tra queste vie convivono infatti da sempre religioni differenti, che qui hanno i loro luoghi di culto. Pensiamo ad esempio alla sinagoga che si trova in piazzetta Primo Levi. Inaugurata nel 1884, l'edificio fu la scelta di ripiego per la comunità ebraica, che inizialmente aveva commissionato il lavoro del suo nuovo tempio all'architetto Alessandro Antonelli. Il progettista possiamo dire che si fece un po' prendere la mano, ideando quella che oggi è la Mole Antonelliana. Quando i costi e le dimensioni dell'edificio apparvero fuori misura alla comunità ebraica, si affidò un nuovo progetto più piccolo all'architetto Enrico Petitti. A pochi passi dal tempio israelitico, e precisamente in corso Vittorio 23, si trova poi il tempio Valdese. Una sobria chiesa in stile neoromanico, con all'interno un bellissimo pulpito con baldacchino in noce scolpito. Infine, a chiudere questo quadro multiculto, il quartiere è ovviamente ricco di chiese cattoliche. C'è la chiesa dei Santi Pietro e Paolo in piazza Saluzzo, molto attiva nella vita di quartiere (è aperta anche di sera, per seguire i ritmi un po' nottambuli della piazza e strappare qualche adolescente alle vicine chupiterie); c'è la chiesa di San Giovanni Evangelista, con adiacente l'istituto salesiano (sorto su espressa volontà di don Bosco) e l'oratorio San Luigi, da sempre un punto di riferimento per i ragazzi e le famiglie del quartiere; e c'è la chiesa del Sacro Cuore di Maria, ideata su ispirazione gotica dall'architetto Carlo Ceppi, che Natalia Ginzburg in Lessico Famigliare descrive (ingiustamente, diremmo) come “una brutta e grossa chiesa”. Insomma, la compresenza in uno stesso quartiere di tanti luoghi di ritrovo per le comunità religiose diverse dimostra da quanto tempo la zona sia il rifugio di varie etnie, e da quanto tempo sia simbolo della pacifica convivenza delle une con le altre. Già da molti anni prima che qui arrivassero i kebab.
Palazzi da scoprire
Come spesso accade (e non solo a Torino), San Salvario è uno di quei quartieri da girare con il naso all'insù. Tra strutture più moderne e palazzi poco degni di nota, infatti, si nascondono qua e là veri gioielli dell'architettura, con caratteristiche e stili che ripercorrono l'intera storia della città. Solo su via Madama Cristina, per esempio, si avvicendano in un paio di isolati una serie di palazzi che vale la pena di vedere. Per dire, potreste fermarvi ad ammirarei draghi di ferro battuto che sorreggono la pensilina di vetro giallo che fa ombra al portone di via Madama Cristina 29, o i giganteschi pipistrelli che sorreggono
i balconi del palazzo di via Madama 19. Due di quelle particolarità architettoniche che contribuiscono a dare a Torino la fama di città misteriosa e un po' gotica.
Il Castello e il Parco del Valentino
Ma se San Salvario è un quartiere così giovane, è anche merito di ciò che c'è lungo il Po, che ne delimita uno dei lati. Partiamo dal Castello del Valentino, uno splendido palazzo del XVI Secolo inserito dal 1997 nella lista del patrimonio dell'umanità come elemento parte delle Residenze Sabaude. Oggi, più che sabauda è residenza universitaria, visto che ospita la facoltà di Architettura del Politecnico. Insomma, un luogo di aggregazione di studenti che, nella bella stagione, una volta finito diligentemente di studiare, si riversano nei prati del Parco del Valentino a prendere il sole, a giocare a pallone, a fare jogging. Per poi, come tutti da queste parti, finire a prendere un aperitivo.
di Valentina Dirindin