L’artista milanese in tour con uno show gioioso, interattivo e colorato, frutto di suggestioni colte qua e là per il mondo
Dal 1982 il Festival di Sanremo assegna il Premio della Critica all’interprete che secondo il giudizio dei giornalisti accreditati ha portato la miglior canzone sul palco del cinema Ariston. Lo ha vinto per ben tre volte Mia Martini, a cui il riconoscimento è intitolato dal 1996, un anno dopo la sua prematura e tragica scomparsa. Se lo sono aggiudicati in oltre trent’anni grandi nomi della musica italiana come Patty Pravo, Daniele Silvestri, Giorgia, Enrico Ruggeri, Enzo Jannacci, Cristiano De André, Elisa. Tra i plurivincitori c’è anche Malika Ayane: quattro partecipazioni al Festival di cui una nella sezione Giovani e tre nei Big, e ben due riconoscimenti. Nel 2010 si è aggiudicata il “Mia Martini” con “Ricomincio da qui”, canzone che piacque molto anche all’orchestra della manifestazione canora, i cui membri strapparono e gettarono all’aria per protesta i loro spartiti alla notizia che il televoto aveva escluso la cantante dalla lotta per la vittoria al Festival. Nel 2015, cinque anni dopo, Malika rivince il premio della critica con “Adesso e qui (nostalgico presente)" e comincia il suo anno denso di tanti impegni, che volge ora al termine con il momento dei live e del tour nei teatri italiani. Ha cominciato dalla sua Milano, dopo la data “zero” di Vigevano per accendere i motori, per proseguire con circa trenta date sparse sul suolo italiano, isole comprese, con un’unica escursione su suolo svizzero, al centro Congressi di Lugano. A Torino si esibisce il 26 ottobre al Teatro Colosseo; il commiato dai fan, almeno per quest’anno, è fissato l’11 dicembre al Teatro Ariston di Sanremo. Si chiude così da dove era cominciato l’anno forse più importante e intenso della sua carriera, ancora molto giovane: «Auguro a tutti che sia una serata molto naïf», annuncia all’esordio dei suoi live. “Naïf” è il titolo dell’album pubblicato a metà febbraio, già premiato con il disco d’oro e da cui sono stati estratti tre singoli con relativi video e nella cui versione digitale è stata aggiunta anche la cover di “Vivere” di Vasco Rossi, eseguita dalla cantante milanese di padre marocchino durante i giorni del Festival. Il live, a detta di tutti, è straordinariamente ricco e ribadisce il gusto raffinato e la voglia di ricerca continua di Malika Ayane. Tutto è studiato e curato, sin dall’avanspettacolo, affidato nei foyer dei teatri ad artisti emergenti, che si fanno conoscere dal pubblico in una situazione molto informale, vicina a quelle tipiche di un festival di strada, in cui la gente fa capannello attorno ai performer. È stato così a Milano con il gruppo vocale tutto al femminile Baskers della scuola Cluster che ha sede nel capoluogo lombardo. Poi, quando gli spettatori sono confluiti in sala, arriva lei: spuntando direttamente in mezzo alle file di poltrone e raggiungendo il palco per uno show della durata di oltre due ore ricche di situazioni curiose. A discapito della riservatezza tipica di Malika, è previsto un grande dispiegamento di trovate sceniche in cui coreografie e canzoni dialogano perfettamente, mettendosi contemporaneamente al centro dello show. In alcuni frangenti la sensazione è di assistere a un musical, ogni tanto a un live intimo in cui la voce calda di Malika domina incontrastata. Sul palco ci sono ballerini e artisti del movimento, nascono momenti karaoke diretti, come tutto il resto del concerto, dalla cantante stessa che organizza i cori degli spettatori perché va bene l’approccio naïf, ma una canzone non si rovina con stonature di gruppo. Il momento probabilmente più giocoso è quello che strizza l’occhio ai gran varietà della televisione italiana che fu circa mezzo secolo fa e l’intrattenimento da tendone di circo itinerante. A un certo punto dello show arriva sul palco un tabellone con i titoli delle sue canzoni di maggiore successo che, azionato con un martellone gigante in stile “l’uomo più forzuto” da Caterina Caselli (ma a Vigevano è stato il turno di Ron), scandisce in maniera casuale la scaletta di una sezione del concerto. Molte date del tour sono sold out. Come dice lei stessa a proposito della congiuntura economica legata al mercato discografico: «Ho pubblicato il mio primo album che la festa era già finita da un po’: il periodo in cui bastava starnutire per vendere 250.000 copie era alle spalle». Sarà anche per questo che la Ayane dimostra una cura scrupolosa di ogni elemento. La crisi di vendite ha riportato al centro dell’atto musicale il momento delle esibizioni dal vivo e Malika fornisce il meglio possibile al pubblico che accorre in sala: «Cerchiamo di smontare l’idea di un classico concerto a teatro». Nel frattempo Malika è stata protagonista in altre sale, quelle cinematografiche, per diverse settimane. Ha prestato la voce a un vulcano sottomarino per il cortometraggio “Lava” che precede le proiezioni di “Inside Out”, il film Disney Pixar che prova a raccontare come lavorano le emozioni nella testa di una bambina. «Il mio stato d’umore preferito? Lo stupore» che no, non c’è nelle emozioni che prendono vita dentro la piccola protagonista Riley, ma che meglio di tutte le altre riflette l’approccio dell’artista alle cose della vita e del lavoro. Se non di un cartone animato, la vita e il mondo di Malika Ayane sembrano almeno far parte di una fiaba moderna, all’Amélie. E non è un caso che tra le sue città preferite ci sia Parigi, oltre che la natia Milano e l’insonne Berlino: grandi, confuse, stimolanti, caleidoscopiche. Il mix che nasce è spesso raccontato nei testi delle canzoni: ci sono i tavolini-osservatorio lungo i navigli, da dove scrutare le storie in movimento che sono le centinaia di persone che ne percorrono gli argini. Spuntano i volti assonnati e gli sguardi furtivi (alla francese) nella metropolitana della città pop-up, come la definisce lei, che forse non esiste realmente ma è capace di apparire quando qualcuno insegue il proprio sogno. E poi c’è il dondolio dei treni lungo la S.Bahn, le zuppe calde nell’inverno gelido, i muri che raccontano le tante vite della capitale tedesca. Ma non mancano in questo puzzle mondiale i taxi di New York e Tokyo, con le loro radio che sputano pezzi dance floor, e i record store di Londra, dove trovare i vinili di Tanita Tikaram e Serge Gainsbourg (ma non era francese?).Ed è così che nasce uno stile inconfondibile, che va a comporsi pezzetto dopo pezzetto: al check-in della creatività di Malika Ayane confluiscono la magia e il rigore, l’utopia e la lentezza, la modernità e il vintage.
di Davide Fantino