Rihanna, l'(Anti)Diva

Tour mondiale, con tappa a Torino l’11 luglio, per la cantante delle Barbados icona di stile

L’ormai uscente presidente americano Barack Obama si è presentato a inizio giugno al Jimmy Fallon Show per salutare il popolo americano e ripercorrere in musica con molta ironia e senso dello spettacolo otto anni di mandato come uomo più potente del mondo. Nel momento di rievocare quanto fatto per il lavoro negli Stati Uniti all’interno di una lunga slow jam, ha accennato un “Work Work Work Work…” malinconico e irresistibile che avrà fatto piacere alla sua interprete Rihanna. Anzi ci sono le prove: i segugi del sito scandalistico TMZ sono riusciti nell’impresa di pinzarla per un commento  pochi istanti dopo la performance presidenziale e rubarle un inevitabile e diplomatico “Of course”. Work è stato il primo estratto di Anti, l’ottavo album pubblicato dalla cantante originaria delle Barbados a inizio 2016, tre anni dopo il precedente Unapologetic che aveva ricevuto critiche contrastanti. La cover dell’album racconta una storia intima e romantica. La bambina dell’illustrazione è una giovanissima Rihanna fotografata durante il primo giorno all’asilo: ha un palloncino nero in mano e una corona dorata in testa che le copre gli occhi. Sullo sfondo rosso e bianco è sovrapposto un poema di Chloe Mitchell scritto in braille che celebra il tormento e l’orgoglio di essere spesso incompresi nella vita, da cui anche il titolo “avversativo” Anti, preferito all’iniziale idea di R8. La cover è stata progettata e realizzata dall'artista israeliano Roy Nachum. La genesi del disco è stata lunga e tormentata, avvolta da molto riserbo: tanti autori si sono alternati per la stesura delle varie canzoni, tutti nomi di primo livello come Drake e Calvin Harris. L’album è stato lanciato a fine gennaio in download gratuito per un giorno su Tidal e poi pubblicato per l’etichetta discografica Roc Nation. Sono entrambe creature imprenditoriali di Jay Z, il re dell’Hip Hop e dell’R&B contemporaneo ma anche marito di Beyoncé e non è un dettaglio da poco se si considera che pochi mesi dopo l’ex fondatrice delle Destiny’s Child pubblica un album intitolato Lemonade (bellissimo) in cui racconta e “terapizza” le scappatelle del marito. Non è comunque Rihanna l’indiziata numero uno ma una meno celebre fashion designer di nome Rachel Roy: insomma, non è colpa sua se il Sandcastle (il castello di sabbia con cui Beyoncé chiama nel libretto del disco il collage di polaroid che ritraggono lei e il marito in teneri atteggiamenti) è crollato. La cantante delle Barbados continua a essere in cima alla lista degli scapoli d’oro più desiderati, insieme a Leonardo Di Caprio e alla collega Taylor Swift (fresca di rottura con il sopracitato Calvin Harris), ma non ne fa una malattia o un vanto. «Non sono di quelle che vanno in giro a urlare al mondo Wow è fantastico! – ha confessato a Elles Degeneres – Tantomeno penso che gli uomini facciano tutti schifo, semplicemente ho una vita così piena che quando avrò tempo cercherò di avere una relazione stabile e completa. I ragazzi hanno bisogno di attenzione, che qualcuno si prenda cura del loro ego e lo coccoli. Per ora mi occupo della mia famiglia e del mio lavoro, non voglio dare importanza a un uomo in questo momento», nemmeno a Drake, che molti vociferano essere molto vicino a lei non solo professionalmente. Che la libertà sia in cima ai suoi pensieri lo dimostra anche quando spiega come nascono le sue canzoni: «Non posso immaginare che parlino di una singola persona. Se mi piace un brano, lo sceglierò volentieri ma devo anche pensare di eseguirlo per il resto della mia vita. È come un tatuaggio che non potrò mai cancellare e per essere credibili bisogna presentare qualcosa che abbia un significato: il bluff può reggere per un po’, ma non a lungo. Io posso essere chi sono e andare a dormire serena ogni notte, sapendo di non avere la pressione di dover entrare nei panni di qualcun altro». L’Anti World Tour, prodotto da Live Nation, è partito nemmeno un mese dopo il lancio dell’album, il 26 febbraio 2016 da San Diego in California, e ha fatto tappa in quasi quaranta città americane tra cui New York City, Los Angeles, Toronto, Chicago, Vancouver e Washington DC. A seguire è giunto in Europa, con date a Londra, Amsterdam, Berlino, Vienna. Per l’Italia un live è stato annunciato subito allo Stadio San Siro di Milano il 13 luglio 2016 con la curiosa coincidenza della (non)rivale Beyoncé che si esibisce nella stessa location cinque giorni dopo. L’altra è stata aggiunta in un secondo momento, ma si terrà un paio di giorni prima, l’11 dello stesso mese, al PalaAlpitour di Torino. I numeri messi insieme in un decennio di carriera raccontano bene la presenza trasversale e planetaria della star di origine barbadiana nel mondo della musica ma anche della moda e dell’intrattenimento. Ha venduto oltre 55 milioni di album e più di 210 milioni di brani digitali, che l’hanno resa l’artista con il maggiore numero di vendite digitali di sempre. Ha pubblicato sette album in sette anni, raggiunto la vetta delle classifiche con tredici singoli e vinto otto Grammy. È l’artista con il più alto numero di visualizzazioni sui canali video Vevo/YouTube, con oltre sette miliardi di visualizzazioni complessive per i 23 video certificati (più di ogni altro artista). Anche sui social è ai vertici della popolarità: è una delle star più seguite su Facebook con oltre 81 milioni di fan e sfiora i 40 milioni di follower su Instagram, il canale preferito per raccontare la sua vita e mostrarsi al pubblico.Straripante anche nell’universo style&fashion, ha già lanciato sei profumi, due collezioni di accessori con Armani, quattro collezioni con River Island, è la portavoce di MAC Viva Glam e ha firmato un contratto pubblicitario con la Samsung di ben 25 milioni di dollari. In più, dopo Marion Cotillard, Charlize Theron e Jennifer Lawrence, è toccato a lei essere la nuova testimonial di Secret Garden di Dior, per la campagna pubblicitaria scattata da Steven Klein al Château di Versailles. Rihanna è ambasciatrice mondiale di Puma e ne è ora direttore creativo. Il marchio sportivo, suo sponsor da dicembre 2014, ha realizzato dei punti brandizzati in alcune città del tour americano, per promuovere la collezione Fenty by Rihanna. Fenty come il vero cognome della cantante, quello di un padre che è stato una figura controversa quanto centrale nella sua vita, con diversi problemi nel passato e a cui ha recentemente regalato una sontuosa e riservata residenza per proteggerlo dal pellegrinaggio continuo dei suoi fan nella vecchia casa, ormai troppo nota. La dimora è nelle Barbados, il paese d’origine con il quale la cantante non ha mai interrotto il legame. Ci torna spesso: per isolarsi, per partecipare al coloratissimo Carnevale o per stare nella zona di Bridgetown raccontata nel libro Rebel Flower di Chloe Govan, tra i bungalow dove era conosciuta come Robyn il pettirosso, perché passava tutto il suo tempo libero a cantare i successi delle più grandi interpreti dell’R&B, e dove assisteva impotente ai continui e violenti litigi dei suoi genitori. Un’isola «che è possibile descrivere come l’ultimo paradiso sulla Terra – si legge nel libro – anche se il sole splendeva poco dentro il cuore di Rihanna». L’attesa per i suoi live italiani è molto alta: San Siro è esaurito e altrettanto avverrà per la data torinese. Anche perché in concerto regala parecchie sorprese ai fan come ad esempio la struggente versione live della cover dei Tame Impala Same Ol’ Mistakes, con cui ha dimostrato di gradire artisti distanti dal suo stile più praticato. Ancora più memorabile l’episodio del 27 marzo quando concedendo il microfono a un ragazzo del pubblico è rimasta letteralmente senza parole per la sua bravura nel canto. Per dire, quando Beyoncé ha fatto la stessa cosa sul finale di Halo con una fan della prima fila è stato un bel disastro.

di Davide Fantino

 

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