Valenza, la città dell’oro

Una grande tradizione orafa, rinomata in tutto il mondo. Alla scoperta degli artigiani che puntano a portare avanti l'eccellenza del gioiello formando nuovi giovani professionisti

di Valentina Dirindin

Ogni amante del gioiello e delle cose belle e presiose dovrebbe approfondire la conoscenza con Valenza e la sua cultura artistica del settore: è qui, in provincia di Alessandria, che negli anni si è sviluppata una tradizione manufatturiera unica e celebre in tutto il mondo. Valenza è la città dell'oro fin dalla metà del 1800, qando Vincenzo Morosetti vi aprì uno dei primi lavoratori di oreficeria, diventando ben presto un'eccellenza nel settore, ed è rimasta un punto di riferimento internazionale fin da allora. 

Una tradizione, quella dell'oro di Valenza, che nel tempo ha portato il nome di questo comune piemontese nel mondo, attraverso i bellissimi gioielli e manufatti che qui vengono realizzati, e attraverso gli artigiani che, come nessun altro, sanno lavorare l'oro. 

Un mestiere che, come tutti quelli antichi, rischia di diventare sempre più raro: per questo è stata creata la Fondazione Mani intelligenti, che cerca in tutta Italia nuovi aspiranti orafi da inserire in un mercato fiorente. “Vogliamo incrementare l'arrivo di giovani talenti qui a Valenza”, spiega Gianluca Cravera, Direttore Generale della Fondazione. “Abbiamo spesso difficoltà a trovare nuovi maestri orafi da inserire all'interno delle manifatture, nonostante un mercato del lusso che fa registrare importanti segnali di crescita presente e ampie prospettive future”. 

“La lavorazione orafa di Valenza è un'assoluta eccellenza nel mondo”, prosegue Cravera, “e la Fondazione nasce con l'idea di coinvolgere i più grandi produttori del settore per creare e formare nuovi orafi: abbiamo definito un modello formativo che prevede il coinvolgimento dei ragazzi dalle scuole medie all'università intorno al filo rosso del gioiello”. 

A oggi, la Fondazione Mani intelligenti raggruppa circa il 50% degli addetti al settore orafo, per un totale di circa 2100 addetti per 45 aziende valenzane che hanno aderito al progetto. Si tratta sia di storiche aziende del territorio che di brand internazionali e nazionali (come Cartier o Damiani, per esempio) che qui hanno la loro produzione. Se qualcuno vuole fare un gioiello con una certa ambizione può farlo solo qua a Valenza, lavorando a questo livello”, conclude Cravera.

Il Museo dell'oreficeria diffuso 

Chi vuole approfondire la storia dell'oreficeria valenziana può farlo con il MOD – Museo dell’Oreficeria Diffuso, un progetto appena inaugurato. “Si tratta del'inizio di un percorso di racconto dell'arte orafa per permettere agli appassionati di entrare nelle manifatture in un percorso virtuale che consente di conoscere come si è evoluto il processo produttivo nel tempo”, spiega Gianluca Cravera. Le prime tre stazioni del MOD attualmente visibili sono dislocate nel centro storico di Valenza. Presso l’antico complesso di San Domenico (ex scuola elementare Carducci) a Valenza è stata allestita nell’area del portico esterno la vetrina del Museo dell’Oreficeria Diffuso di via IX febbraio che ospita la ricostruzione di un laboratorio orafo dei primi del ‘900. Gli attrezzi, i macchinari e gli oggetti che sono esposti appartengono alla preziosa collezione che negli anni l’Associazione Amici del Museo dell’Arte Orafa di Valenza ha sapientemente conservato e ordinato. A questo materiale si aggiunge un forziere del XV Secolo appartenuto a una antica famiglia di orafi faentini che Stefano Verità aveva acquistato per conto dell’Associazione Orafa Valenzana nel periodo in cui ricoprì il ruolo di Presidente (1983-1988) e recentemente concessa in uso al Comune di Valenza. 

Le altre due sedi del MOD sono Palazzo Valentino – Centro Comunale di Cultura e la rotonda di Largo Costituzione. In questi due siti sono visibili antichi macchinari per la lavorazione dell’oro sempre parte della collezione dell’Associazione Amici del Museo dell’Arte Orafa di Valenza.

Si tratta di un primo importante passo per diffondere maggiormente la narrazione di una cultura che fa parte della tradizione del territorio: una cultura di grande eccellenza, nota in tutto il mondo, e che per questo motivo dovrebbe a maggior ragione essere ancor più riconosciuta e conosciuta qui in Piemonte. 

Per informazioni: https://www.archiviorafivalenza.it/museodiffusooreficeria

L'archivio Orafi di Valenza

Allo stesso scopo è stato digializzato e reso disponibile al pubblico l'archivio storico degli orafi valenziani. Un patrimonio incredibile che documenta una storia lunghissima di artigianalità e tradizione, che è stato recuperato, ordinato e trasformato in digitale grazie aun progetto coordinato dalle archiviste Ilaria Pani e Chiara Quaranta. L'obiettivo del progetto è quello di valorizzare l'arte orafa di Valenza attraverso un portale virtuale che racconti e raccolga l'intero patrimonio documentale esistente sul tema. Sul portale si possono trovare Informazioni sulle storiche realtà produttive, documenti, audiovisivi, immagini, digitalizzazioni di volumi e pubblicazioni; nei diversi punti MOD ricostruzioni di laboratori orafi, esposizioni di attrezzature. Nell'archivio sono presenti tutte le aziende orafe in attività, così come quelle cessate. Una sezione speciale, inoltre, è dedicata agli artisti – designer della tradizione orafa valenzana come Saverio Cavalli (che nel 1954 venne invitato alla X Triennale di Milano con l’opera in oro giallo e pietra di fiume, Anello N. 91); Ezio Campese, cofondatore del trio per la creazione di gioielli Valenzadesign; Laura Rivalta, artista del gioiello con alle spalle esposizioni in tutto il mondo; o Paolo Spalla, sperimentatore artistico nel campo della scultura con materiali come sassi di fiume, conchiglie, scorie di fusione, legno, plastica. 

Uno strumento prezioso – così come sono le creazioni degli artigiani orafi di Valenza – per ritrovare la memoria del "saper fare" di operai, tecnici, imprenditori e per fornire uno strumento di lettura di un pezzo importante per la storia imprenditoriale e tradizionale del nostro territorio. 

Per informazioni: https://www.archiviorafivalenza.itFacebookTwitter

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