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Bulli: dieci passi per aiutare i propri figli

By Davide Fantino

Secondo un’indagine effettuata da Doxa Kids in collaborazione con Telefono Azzurro, il 35% di un campione di circa 6000 ragazzi dagli 11 ai 19 anni è stato vittima di episodi di violenza da parte di coetanei o compagni di scuola. Il fenomeno sarebbe in aumento e poco meno della metà degli intervistati (45%) ritiene che questa crescita sia dovuta alla grande cassa di risonanza fornita dai social media.

Nan Coosemans è autrice del libro “Quello che i ragazzi non dicono” (pubblicato da Sperling & Kupfer) e lavora come family coach da circa vent’anni nel mondo dello sviluppo personale a contatto con bambini e adolescenti, aiutandoli nel proprio percorso di crescita personale.

Il suo punto di vista sposta l’attenzione dalle vittime agli autori delle violenze: che cosa accade quando si scopre che fra le mura domestiche non si nasconde una vittima ma un carnefice? Ci vuole grande maturità e lucidità per riconoscere negli atteggiamenti dei propri ragazzi i comportamenti del bullo o del cyberbullo ed è soprattutto molto difficile riuscire a gestirli. Il prevaricatore difficilmente parla con gli adulti dei suoi comportamenti, nega e sminuisce, riuscendo a darsi giustificazioni plausibili o scaricando su altri le responsabilità.

Che cosa bisogna fare allora? “Alcuni segnali sono più indicativi di altri – sostiene Nan Coosemans -Ad esempio è bene prestare attenzione se parla spesso male degli altri o lo fa in modo aggressivo, se ha più vestiti, giochi, soldi o altre cose che non dovrebbero appartenergli. Come li ha avuti? è la prima domanda da farsi”. Il percorso vero e proprio comincia per il genitore quando si ha la conferma dei propri sospetti. Qui l’autrice suggerisce un vero e proprio decalogo di aiuti concreti per mamme e papà di bulle e bulli per disinnescare il meccanismo.

Ecco i dieci punti individuati da provare a seguire per aiutare i ragazzi:

• Innanzitutto è necessario mettersi in posizione d’ascolto: ascolta bene le sue parole, è necessario scoprire perché crede che quello che fa sia giusto. Spesso i ragazzi hanno un’ottica completamente diversa rispetto a noi al resto della società.
• Prova a capire cosa c’è dietro il suo comportamento, e spiegagli che ci sono altri modi per ottenere quello che vuole o per sentirsi meglio.
• Parla con gli altri genitori per capire se anche i suoi amici hanno l’atteggiamento da bulli o se lui è il leader.
• Fai un passo indietro: è stato in prima persona vittima di bullismo in passato e adesso sta tentando di difendersi?
• Spiegagli a quali conseguenze può arrivare con quello che sta facendo, magari mostragli dei video su Youtube in modo da capire meglio come si sente la vittima. In questo modo non passi troppo da insegnante e lui accetterà di più il confronto.
• Cerca di essere sempre d’ispirazione e d’esempio a casa, se c’è un comportamento che denota mancanza di rispetto o violento, i figli lo coglieranno come un lasciapassare per certi atteggiamenti.
• Siediti insieme con lui o a lei per lavorare su un nuovo obiettivo. Puoi anche creare un gioco dei ruoli, per aiutarlo a capire come reagire in determinati contesti, poiché spesso i ragazzi non hanno ancora gli strumenti per affrontare certe situazioni in maniera indipendente e ragionata.
• Premialo per un comportamento positivo: più attenzione viene posta sul positivo, più lui si sentirà motivato e spronato a migliorare.
• Se tuo figlio è consapevole di quello che ha fatto o sta facendo, fai in modo che sia lui a scusarsi con l’altro. Anche se è un passo difficile dopo si sentirà meglio.
• Rimani connesso con tuo figlio, continua a parlare con lui e ad avere una comunicazione aperta quanto più possibile priva di giudizi: deve sentirsi al sicuro per poterti parlare e individuare in te un punto di riferimento stabile.

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