Fassoneria: la catena di ristoranti torinese reinventa il suo franchising
Nell'era del Covid, è indispensabile ripensare i propri modelli di business. Così stanno facendo diverse realtà torinesi e non solo, e così fa anche la Fassoneria, la catena di ristoranti di Razza Bovina Piemontese nata a Torino nel 2013 e diffusasi in franchising in tutta Italia.
L'economia impone una ripartenza, ma il periodo contingente impone invece di andare con i piedi di piombo: molte le incertezze sul futuro, troppe ancora le difficoltà economiche da superare e poca la voglia di investire in nuovi progetti. Ma solo chi riesce a vedere a lungo termine può salvarsi dai momenti di grave crisi come questo. Perciò la Fassoneria ha deciso di reinventare il proprio modello di franchising, pensando anche a chi, nonostante le ristrettezze e i dubbi sul domani, vuole tentare comunque la strada dell'imprenditoria.
“Abbiamo voluto costruire una formula più snella, una versione “light” di Fassoneria da proporre agli eventuali investitori di tutta Italia”, spiega Fabrizio Bocca, inventore del brand che negli anni ha accolto nella società prima Compral e poi Coalvi, il Consorzio di Tutela della Razza Bovina Piemontese, “per venire loro incontro in un periodo in cui un investimento non è una cosa facile da immaginare, né da un punto di vista economico né da quello progettuale”.
Così, oggi, il gruppo di Fassoneria ha pensato per il suo franchising una formula “bistrot”, specificatamente pensata per il take away e per il delivery. Una formula che precevede la possibilità di aprire una Fassoneria in un locale di appena 25-50 metri quadrati con un investimento ridotto, che parte da 27.900 euro.
Una soluzione più snella e flessibile in grado di spaventare meno gli investitori in un periodo di grande incertezza, e contemporaneamente di andare incontro ai nuovi trend di mercato, che vedono crescere sempre di più il take away e il delivery.