Elena Pignata lancia il suo e-shop con mascherine alla moda certificate e racconta la sua quarantena
di Sabrina Roglio
“Io non voglio più lavorare così, è immorale. È tempo di togliere il superfluo e ridefinire i tempi”. È questo l'inizio della lettera/sfogo che Giorgio Armani ha scritto alla rivista Wwd Women’s Wear Daily, all'inizio della pandemia. L'emergenza Coronavirus ha mandato in crisi l'intero settore della moda con commesse annullate, fatturati azzerati e merci bloccate nei negozi chiusi. Alcuni si sono riconvertiti a produrre mascherine ma il 2020 sarà ricordato come l'anno nero per tutto il mondo dell'abbigliamento.
Anche Elena Pignata, stilista torinese fondatrice del marchio Ombradifoglia e specializzata in vestiti per la sposa e la cerimonia, all'inizio della quarantena ha iniziato a cucire mascherine e ha anche ottenuto la certificazione dalla Regione. “Questa pandemia è arrivata nel periodo peggiore per il nostro settore – racconta Pignata – Tutto era pronto per la fashion week milanese che non si è svolta a causa del lockdown”. L'Atelier di Elena Pignata nasce a Torino nel 2006 in via Catania 16, insieme a lei lavorano 4 sarte. “Il settore sposa paga tutte le dipendenti, - spiega Pignata - Ombradifoglia è il mio 'figlio' il mio 'amore' ma è con gli abiti da sposa che viviamo ma a causa delle restrizioni del governo sono state rimandate il 90% delle cerimonie”.
Pignata che come atteggiamento è “positiva e propositiva” ha provato prima a spostare il lavoro in smart working “ma era difficilissimo, ci siamo portate le macchine da cucire a casa ma non era fattibile, in sartoria servono tanti attrezzi, i fili, la taglia e cuci, la stoffa. Allora ho chiesto la cassa integrazione per le mie dipendenti. Io invece – continua - visto che abito sopra la sartoria sono andata tutti i giorni a lavorare. Volevo trovare un senso a questo tempo di standby e così con il silenzio e con la calma ho ripensato al mio lavoro, a quello che non andava. Ho pensato alla nuova collezione a creare i cartamodelli e poi ho iniziato a cucire migliaia di mascherine, cucire ti scarica”.
Da oggi, 19 maggio, è online sul sito www.elenapignata.com la sezione dedicata alle mascherine per le quali è stata ottenuta la certificazione dalla regione Piemonte. Durante la cosiddetta Fase 1 Pignata ha donato le sue mascherine all'ospedale Molinette e al Maria Vittoria e ha cucito 18 giacche blazer devolvendo il 30% del ricavato all'ospedale Molinette.
“Dal 4 maggio - racconta Pignata - siamo rientrate in laboratorio, ognuna in una stanza diversa e stiamo lavorando sulla collezione sposa 2021, ci portiamo avanti con il lavoro confidando nella ripresa delle cerimonie a settembre. Mi auguro che le persone con le attività aperte abbiano voglia di comprarsi qualcosa di nuovo e spero che la moda, come ha detto giustamente Armani, rallenti e torni ad essere quello che era un tempo, e che le persone capiscano il valore degli abiti confezionati in Italia. Bastano pochi pezzi di qualità, come una volta”.
Abbiamo voluto raccontare le storie di alcuni produttori, negozianti, imprenditori di Torino e del Piemonte e di come hanno reagito alla pandemia in corso. Alcuni non hanno mai smesso di lavorare, altri hanno cercato di reinventarsi, tutti hanno dovuto ripensare alla propria attività.