Guardini: “Nella fase1 la produzione si è fermata, la comunicazione no”
di Sabrina Roglio
Tra i settori che nella prima fase del lockdown hanno dovuto sospendere le attività c'è anche quello legato alla creazione di stampi da forno. Teglie, pirofile, tortiere. Tutto fermo perché non essenziale. E così gli italiani che durante la quarantena hanno utilizzato il tempo a casa anche per cucinare – lo dicono gli studi di settore che hanno visto un'impennata delle vendite di farina, burro, lievito e uova – hanno dovuto aspettare la fase 2 per poter rinnovare il loro set di teglie.
“Da quando la vendita del nostro prodotto è stata sbloccata, dopo il periodo di lockdown – racconta Elena Guardini, direttore marketing della ditta Guardini di Volpiano (To) leader nella produzione di stampi da forno - si è manifestato un boom. Sia le vendite dirette del nostro sito di e-commerce, sia quelle di Amazon, sono aumentate notevolmente. La nostra attività è sempre in controtendenza rispetto alle crisi economiche: più la gente sta a casa, più si dedica alla cucina. Penso che il periodo di quarantena forzata a cui siamo stati tutti obbligati, abbia indotto molti a inventariare gli strumenti di cottura presenti nella propria casa, a sperimentare nuove ricette, facendo nascere l’esigenza di acquisto di nuovi strumenti e, pertanto, abbia determinato un forte impulso alle nostre vendite”.
La Guardini S.p.a. è leader in Italia e tra i principali protagonisti in Europa nella produzione di stampi da forno in acciaio con rivestimento antiaderente ad uso casalingo. Nata nel 1947 è ancora oggi un’azienda familiare che occupa quasi 90 persone, per un fatturato di circa 20 milioni di euro. Con la pandemia Guardini ha visto “cancellare o sospendere molti ordini da parte dei clienti, costretti a chiudere per osservare le disposizioni normative. Successivamente abbiamo dovuto interrompere l’attività produttiva perché non prevista tra quelle che potevano proseguire. Tutto ciò ha causato una perdita di fatturato che ad oggi è del 35% circa” spiega Guardini.
Fermata la produzione, le energie sono state spostate sul cliente e sulla ripartenza: “Non appena ci hanno obbligato a sospendere le attività produttive ci siamo organizzati tempestivamente con lo smart working, per garantire il servizio al cliente e portare avanti tutte quei lavori che lo richiedevano. Abbiamo avviato una manutenzione straordinaria degli impianti, al fine di ripartire senza indugi appena possibile. Siamo stati chiusi per circa tre settimane, durante le quali gli stabilimenti e tutti i locali aziendali si sono adeguati al nuovo Protocollo anti contagio previsto dal Decreto del Presidente del Consiglio” continua Guardini.
Questo periodo è stato anche importante per rafforzare la comunicazione con il consumatore: se la comunicazione tradizionale ha subito uno stop in attesa della ripresa delle attività di vendita, i canali social e gli aggiornamenti del sito non si sono mai fermati: “Il contatto con i nostri clienti è stato mantenuto dalla nostra forza commerciale e con l’ausilio di newsletter dedicate”.
Abbiamo voluto raccontare le storie di alcuni produttori, negozianti, imprenditori di Torino e del Piemonte e di come hanno reagito alla pandemia in corso. Alcuni non hanno mai smesso di lavorare, altri hanno cercato di reinventarsi, tutti hanno dovuto ripensare alla propria attività.