ODIO E AMO TORINO: Chef stellati
Si chiama “L’infinita curiosità”, ed è una mostra in onore di Tullio Regge, uno dei più grandi fisici italiani contemporanei. Fino al 18 marzo, nel palazzo dell’Accademia delle Scienze a Torino (in via Accademia delle Scienze 6), la mostra propone un viaggio ideale nell’universo, dall’immensamente grande all’estremamente piccolo, alla scoperta delle meraviglie della fisica contemporanea. Parallelamente, sette grandi chef del territorio hanno dedicato a Tullio Regge e all’infinito un piatto speciale in carta. Antonino Cannavacciuolo, Michelangelo Mammoliti, Mariangela Susigan, Alfredo Russo, Davide Scabin, Christian Milone e Matteo Baronetto hanno dato una forma gastronomica alla loro idea dell’infinito, omaggiando Tullio Regge. A due di loro siamo andati a chiedere cosa amano e cosa odiano di Torino.
Foto © Brambilla Serrani
Davide Scabin, Combal.Zero, 1 stella Michelin.
Di Torino amo che…
«Se non amassi Torino sarei già andato altrove molto tempo fa. Invece è una città che mi piace, per molti motivi diversi. Intanto, c’è l’aspetto estetico. Dal punto di vista artistico e architettonico Torino è una città meravigliosa: amo la riva del Po lungo la collina, perché un posto così bello in città c’è solo a Parigi. Amo il verde di questa città, i suoi portici, la sua pianta quadrata che come a Manhattan ti impedisce di perderti. Amo i caffè torinesi, luoghi strepitosi per un amante dei bar come me. In secondo luogo, di Torino amo la sottile eleganza che ancora si percepisce tra la gente, nei negozi, per le strade. Il savoir faire torinese è certamente un po’ cambiato negli anni, è diventato più cosmopolita, ma ancora si percepisce quello stile un po’ retrò tipico di questa città e di chi la abita. Last but not least, amo che Torino in questo momento abbia fatto proprio il concetto di “bubbling up”: ha un’effervescenza che parte dal fondo, una voglia di innovazione unica che prepara il terreno perché qui nascano delle vere punte di diamante. Le nuove generazioni stanno dando un’incredibile nuova vita alla città, e ci va poco per far esplodere veramente Torino. Siamo a un passo dall’essere la nuova Seattle italiana, anche se non sempre siamo bravissimi a comunicarlo. Eppure, se c’è un bicchiere da vedere, io lo vedo mezzo pieno. E di ottimo Barolo».
Foto © Flavio Amelotti
Christian Milone, Trattoria Zappatori, 1 stella Michelin.
Di Torino odio che…
«Di Torino odio il fatto che non sia la città dove vivo! Scherzi a parte, è davvero impossibile odiare Torino, credo sia la città perfetta. Ci ho pensato molto, a cosa potrei non apprezzare di Torino, e invece continuava a venirmi in mente quanto mi piace. Ecco, il fatto di non averci vissuto né lavorato quando ero più giovane è una cosa che odio. Torino non è caotica e dispersiva come Milano, né piccola come Pinerolo. Per viverci sarei stato perfino disposto ad abituarmi ai parcheggi carissimi e all’intransigenza delle forze dell’ordine quando devono fare le multe, due cose che in effetti non è che mi facciano impazzire della città. E poi non amo il fatto che ci sia poco verde. O almeno, non tanto verde quanto ne vorrei io. Il mio progetto di vita e di lavoro prevede, nell’arco di un paio d’anni, di trasferirmi con il mio ristorante in campagna, per immaginare un modo diverso di produrre e trasformare le materie prime: in questo momento ho bisogno di spazi ampi, di campi da coltivare, di terreno, alberi e vegetazione. Quindi, per quanto sia bella, oggi come oggi Torino non è la città che fa per me».
di Valentina Dirindin