La Perla di Torino: “Bisognerà reinventarsi, noi ci siamo, con la qualità del nostro prodotto”

di Sabrina Roglio

“Non stiamo mollando, se semini e semini bene raccoglierai”. Ne è convinta Valentina Arzilli, responsabile marketing di La Perla di Torino e figlia del fondatore del laboratorio, Sergio Arzilli. La storia di La Perla di Torino nasce negli anni '80: Sergio Arzilli scopre di essere celiaco e capisce di non poter continuare a lavorare nella pasticceria di famiglia. Decide allora di dedicarsi al cioccolato studiando e approfondendo le tecniche di produzione valorizzando il tartufo di cioccolato tradizionale creando prima la Perla Nera, La Perla Bianca e il tartufo fondente Extreme fino alla rivisitazione di ricette come il tiramisù o miele e zenzero.

“Oggi la Perla, che ha il suo punto vendita in via Catania 9 dove anticamente c'erano i primi forni della Maina, viene distribuita in Italia, nei circuiti delle enoteche, pasticcerie, o nei nuovi format di distribuzione come Eataly, ma anche all'estero dalla Svezia alla Germania a New York” spiega Valentina Arzilli.

L'emergenza Covid ha messo a dura prova l'azienda dalla quale dipendono 30 famiglie. “Già a gennaio i dati di vendita segnavano numeri in calo - racconta Arzilli – Non sembrava ci fosse un collegamento diretto con la pandemia, abbiamo poi scoperto che tutto il settore turistico aveva visto una riduzione dei viaggi dall'oriente”. Il lockdown è arrivato proprio prima di Pasqua, uno dei momenti in cui c'è più lavoro e ha bloccato spedizioni e ordini. “Abbiamo cercato di contenere i danni, ma la perdita è stata del 70% - continua Arzilli - abbiamo dovuto fermare la produzione perchè i clienti avevano chiuso. Ci siamo rimboccati le maniche: i nostri dipendenti hanno dimostrato una grande capacità di mettersi in gioco e siamo diventati una piccola 'Amazon'”.

Nel periodo di Pasqua La Perla di Torino ha registrato il +800% di ordini nel suo shop online e in tempi record si è riorganizzata per rispondere alla richiesta dei clienti. “Abbiamo lavorato bene, siamo riusciti a svuotare i magazzini con i prodotti della Pasqua e alcuni collaboratori hanno potuto lavorare. Per gli altri abbiamo dovuto ricorrere alla cassa integrazione. Ad oggi siamo riusciti a onorare gli impegni economici con fornitori e dipendenti” spiega Arzilli.

Tra le maggiori difficoltà, legate alla ripartenza anche dei mercati esteri, c'è la pianificazione praticamente impossibile in questo momento: “Cambieranno i canali di distribuzione, ci si dovrà reinventare. Noi ci siamo e garantiamo la qualità del prodotto e del servizio – conclude Arzilli - Bisogna creare, se sei fermo e aspetti non vai da nessuna parte”

 

Abbiamo voluto raccontare le storie di alcuni produttori, negozianti, imprenditori di Torino e del Piemonte e di come hanno reagito alla pandemia in corso. Alcuni non hanno mai smesso di lavorare, altri hanno cercato di reinventarsi, tutti hanno dovuto ripensare alla propria attività.

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