Maison Corsini: il gelato che abbiamo scoperto in questo lockdown
Il gelato di Maison Corsini, giovane gelateria torinese, non è un gelato qualunque. Non è solo un modo di dire, e basta assaggiarlo per rendersene conto: la loro creme glacée, mantecata a mano come da ricetta del 1805, non assomiglia al gelato a cui siete abituati.
Più cremosa, spumosa, è frutto di una lavorazione differente, mantecata a mano con la frusta. “Una lavorazione che abbiamo studiato per due anni, perché volevamo posizionarci sul mercato con un prodotto diverso da tutti gli altri”, spiega Nicolò Curto, titolare dell'azienda. “Dal dopo-Grom tutte le gelaterie dicono più o meno le stesse cose. Io credo che il commerciante debba chiedersi: perché il cliente dovrebbe scegliere me e non un altro? E la risposta migliore, di solito, è dare un prodotto con caratteristiche uniche”.
Così, con questa idea nella testa e la volontà di presentare al pubblico un gelato tutto nuovo, a gennaio Nicolò apre la sua prima gelateria a Torino, in via Cavour 5. Qui propone un prodotto che “o si ama o si odia”, realizzato con pochi ingredienti (panna, albume, latte e zucchero), dalla consistenza soffice e dal gusto più dolce (ma anche più delicato) rispetto al normale gelato a cui siamo abituati, “Volevamo ricreare l'esperienza di mangiare il gelato come si faceva un tempo”, spiega Curto.
Dopo pochi mesi dall'apertura, però, arrivano la pandemia, il lockdown, la chiusura forzata. Il panico, per un'impresa appena nata, potrebbe essere dietro l'angolo. “Ma noi siamo riusciti a reagire subito, e ci siamo attivati fin dal primo giorno”, spiega Nicolò Curto. “Siamo stati tra i primi a iniziare con il delivery, con ottimi risultati, facendo dapprima tutto in autonomia e poi appoggiandoci a piattaforme come Glovo, Just Eat e Eat in Time”. Così, quella che poteva essere una sciagura, è diventata tutto sommato un'opportunità: “Noi eravamo la meno conosciuta tra le realtà produttrici di gelato in città, e l'esserci attivati subito ci ha permesso di farci conoscere dal pubblico”, spiega Nicolò Curto.
In questo modo Maison Corsini è riuscita a contenere i danni e a lavorare in maniera positiva e proattiva. “Certo, i danni li abbiamo subiti anche noi, non è che ne usciamo vincitori”, precisa Curto. “Anche perché l'altra parte del nostro business era la fornitura di gelato ai ristoranti, e ovviamente da quel lato abbiamo fatto zero vendite. Però sul fronte Maison Corsini abbiamo accelerato la conoscibilità del marchio, perché tutto era chiuso e noi ci siamo mossi in fretta”.
“In fondo, a noi era saltata tutta la fase iniziale di promozione, e poteva essere un disastro. Ma dalla nostra abbiamo la fortuna di essere piccolini, che spesso significa anche essere flessibili e dinamici”.
Ora, Maison Corsini pensa già al futuro. A capitalizzare i clienti torinesi che in questi mesi si sono affezionati al marchio e al prodotto, e magari ad aprirevnuovi punti vendita in altre città. “In fondo è un format facilmente replicabile, perché mantecando con la frusta non ci sono macchinari da comprare né esigenze particolari di spazio”, spiega Curto.
Perché alla fine c'è un detto che gli imprenditori ricordano sempre: chi riesce ad avere successo a Torino (perfino in periodo di lockdown) è pronto per sbarcare in qualsiasi altra città.
Abbiamo voluto raccontare le storie di alcuni produttori, negozianti, imprenditori di Torino e del Piemonte e di come hanno reagito alla pandemia in corso. Alcuni non hanno mai smesso di lavorare, altri hanno cercato di reinventarsi, tutti hanno dovuto ripensare alla propria attività.
[…] Maison Corsini […]