ODIO E AMO TORINO: DJ
Torino è da sempre una delle capitali (italiane e non solo) della musica elettronica. Qui sono nati e nascono gruppi, dj, formazioni musicali che spesso hanno dato un grandissimo contributo alla crescita di questo genere di cultura. Qui si svolgono ancora diversi importanti festival di musica elettronica, con appuntamenti che richiamano appassionati da ogni parte d’Europa. È il caso di Club to Club, ad esempio, o di Movement, da cui abbiamo “preso in prestito” due headliner torinesi, per farci dire cosa amano e cosa odiano di Torino. E non è un caso, se le due risposte tutto sommato si assomigliano molto…
Lollino / Amo Torino perché…
“Torino è la mia città da sempre, quindi la amo a prescindere. La mia storia parte da questo posto, che mi ha ispirato tantissimo, musicalmente e non solo. La amo sotto un sacco di aspetti: l’architettura, l’eleganza silenziosa, il fatto che sia una città pacifica ma contemporaneamente anche viva, tanto da essere una delle maggiori esponenti della scena della musica elettronica. Non è un caso che Torino sia da anni una delle città più artistiche italiane, culla e incubatrice di talenti che hanno raggiunto traguardi molto alti: questa è una delle poche città che ti permette di seguire e sviluppare le tue passioni, ti permette di lavorare bene, anche in ambito artistico. A Torino hai la tranquillità di coltivare i tuoi sogni, ma anche la possibilità concreta di metterli in pratica. Qui le cose succedono, e coinvolgono tanti giovani bravi. Spero che tutto ciò non si perda, perché oggi mi piange un po’ il cuore a vedere vuoti alcuni dei luoghi dove ho iniziato a suonare. Se penso ai Murazzi, ai tanti locali che non ci sono più, quella è la Torino che ho vissuto e che voglio vivere: un fiume di gente, di idee e di contaminazioni artistiche che si fondevano e si incrociavano ogni sera. Perciò faccio un appello: torniamo a essere un posto perfetto per l’arte e per la musica, ne siamo capaci.”
Gandalf / Odio Torino perché…
“Da Torinese doc che vive da quasi quarant’anni in San Salvario, posso dire che di Torino non mi piace la movida, perché è diventata qualcosa di ignorante, selvaggio, un fiume di gente che si raduna nelle piazze solo per bere alcol a basso costo e stare in giro. Mi sembra che quelle uscite serali non siano più per nulla legate alla musica, alla cultura, alla curiosità della gente per qualcosa di nuovo. È un fenomeno che si è purtroppo sviluppato negli ultimi anni, dopo la chiusura di molti localli e di posti come Murazzi e Docks Dora, che hanno causato la perdita della cultura dei club. Questo è un processo che ha indubbiamente impoverito Torino e i suoi giovani. E se c’è una cosa che non amo, relativamente a questo processo, è lo scarso interesse che le istituzioni dimostrano per la cultura del clubbing: non si rendono conto che è un enorme ricchezza, sulla quale molte città – come Berlino - hanno costruito una proposta di attrazione turistica. Per Torino è stato così per molti anni, con centinaia di persone che venivano a vivere la notte torinese; mentre ora sta capitando il contrario, e per trovare una proposta al di là delle solite cose i Torinesi si devono spostare. Una “migrazione” di cui le istituzioni non si curano, quando invece è una proposta su cui puntare; e festival come Movement e Club to Club sono la dimostrazione della grande attrattiva turistica che questo investimento potrebbe dare alla città”.