Odio e Amo Torino: infermiere a confronto
"I nostri angeli": così abbiamo chiamato il personale sanitario per molti mesi, quando l'emergenza Covid-19 aveva il suo picco massimo e chi lavorava in ospedale aveva il duro compito di combatterla. Medici, operatori e infermieri, che ancora si adoperano per contenere la pandemia e salvare chi si ammala. Non dobbiamo dimenticarceli neanche ora che il peggio sembra passato, e neanche quando quest'incubo ce lo saremo lasciato alle spalle. Noi di Shop in The City abbiamo pensato di omaggiarli così: rendendo protagoniste della nostra rubrica due giovani infermiere torinesi.
Chiara Bommarito, infermiera
"Sono torinese di nascita e di cuore, follemente innamorata della mia città. Torino ha le dimensioni ideali, abbastanza per sentirsi cosmopoliti e non annoiarsi ma non troppo grandi da sentirsi dispers. Il carattere del torinese mi è congeniale: riservato, discreto, mai dozzinale. Si parla con un tono moderatamente basso e se si può sembrare sfuggenti è perché "non ci si osa". La modestia della città la rende secondo me una timidona che si lascia scoprire pian piano. Amo molto il suo aspetto friendly , la vasta comunità lgbtl+ , la tutela delle minoranze e l'essere multietnica.
Adoro e mi manca la sua anima underground, la possibilità che offriva a tutti di trovare un club, una discoteca, uno scantinato, un prato dove poter sentire il proprio genere musicale del cuore, anche se alternativo o fuori dalla moda del momento.
Apprezzo la svolta green che sta prendendo la città: non ho la macchina per scelta, vivendo e lavorando in Torino basta uno scooter e i mezzi pubblici o in share, ho la fortuna che pur abitando in periferia sono bel collegata a tutto grazie alla metro (che non vedo l’ora si espanda, mi piace moltissimo). Auguro a Torino di recuperare un po’ del suo potenziale inespresso, che tanto abbiamo amato noi che abbiamo conosciuto Torino sotto Olimpiadi: si merita di competere attivamente con le altre città turistiche più note e blasonate, si merita di riscoprire la propria aria superiore e alternativa dato che quella mistica e folcloristica fortunatamente non l’ha mai abbandonata".
Sabrin Abd El Khalek, infermiera
"Da dove cominciare? Be', dal clima! È forse in assoluto la cosa che più detesto di Torino: il freddo, il grigio e la pioggia che quando inizia dura un mese. La detesto un po' di più, con i miei capelli ricci che hanno bisogno di una piega quando arriva la brutta stagione.
E che dire della movida? Ai miei tempi (sì, lo so che sembro una novantenne nostalgica) era tutta concentrata ai Murazzi, pieni di locali e gente: tanti progetti per un posto che ad oggi sa solo di abbandono.
Non è però l’unica zona che attende ormai da tempo una riqualificazione. San Salvario (che almeno un piccolo salto di qualità lo ha fatto), Porta Palazzo: tutte zone con un enorme potenziale, multietniche e ricche di locali commerciali ma che, soprattutto di sera, si trasformano in luoghi da evitare, per un motivo o per l'altro. E se decidi di addentrarti nelle vie del centro metti in conto di passare metà della serata alla ricerca del parcheggio. Per carità, molto bella la nascita dei vari servizi di trasporto “green” e alternativo, ma ti voglio vedere su una bici senza sella (se va bene, se no a mancare sono le ruote). Qui la colpa però è dei Torinesi che non sono falsi e cortesi, ma spesso freddi come il clima: se gli chiedi indicazioni stradali capita che ti dicano che non sono nel luogo o che puoi guardare su Google.
Ma Torino è così.. è un po' come un matrimonio, la ami nel bene e nel male. Nonostante i suoi difetti resta la MIA città!"