Per il mondo con una bici
Paola Gianotti ha fatto il giro del globo ed è tornata a casa con un record da Guinness. A lei abbiamo chiesto come c’è riuscita e che cosa può regalare anche ai “comuni ciclisti” un viaggio su due ruote
No, il suggerimento non è di percorrere 30000 chilometri in sella ad una bici in meno di cinque mesi. A quello ci ha già pensato con successo, e un brutto imprevisto, lei. L’idea è piuttosto di farsi raccontare sensazioni e bellezze di scoprire il mondo, anche quello dietro casa, su due ruote e in totale contatto con la natura circostante. Paola Gianotti è reduce da un record da Guinness: il giro del mondo con la bicicletta in 144 giorni. Ha attraversato tutti i continenti, partendo dalla sua Ivrea e tornandoci in trionfo, in un viaggio che è stato forzatamente diviso in due parti. Colpa di un incidente negli Stati Uniti quando è stata sbalzata dal sellino da un camion. Ha riportato un grosso trauma al collo con frattura della quinta vertebra cervicale, da cui si è ripresa con tenacia per portare a termine il suo obiettivo. Ora, la prima volta che proviamo a contattarla, è in bici, forse per prepararsi alla prossima impresa prevista per l’estate 2015 di cui ancora non può anticipare nulla.
Paola, che cosa ha scoperto di sé in questo viaggio da record?
«È stata innanzitutto un’esperienza immensa a livello umano. Come atleta sono consapevole di aver raggiunto un traguardo grandissimo e ho capito di essere diventataun esempio per tanti. Ma quello che mi ha maggiormente sorpresa è stato lo scambio di energie con le persone: prendevo forza dagli incoraggiamenti della gente e allo stesso tempo ne davo
a loro per raggiungere gli obiettivi che mi raccontavano essersi prefissi».
Quali differenze tra prima e dopo l’incidente?
«La prima parte l’ho affrontata per macinare chilometri e per il record. Nella seconda parte sono cambiati i valori: ho dovuto metabolizzare il problema di salute e ho percepito il grande sostegno e seguito che avevo sui social network, sono entrata in una dimensione completamente diversa».
Se dovesse selezionare tre momenti speciali del suo giro intorno al mondo, quali sceglierebbe?
«Pedalare di notte sotto il cielo stellato nel deserto di Atacama per dieci giorni; la ripartenza dopo l’incidente e infine le tante persone incontrate. Ricordo con particolare affetto il giapponese che viaggia con un carrettino e le infradito conosciuto nel deserto australiano: portava con sé una grande bandiera con le firme di tutti quelli che incontrava nel suo tragitto solitario e poetico».
Che cosa regala di speciale il viaggiare in bicicletta?
«Un senso di libertà unico. La mia impresa ha richiesto anche un lavoro mentale piuttosto forte, ma nel piccolo ognuno può mettersi alla prova e vivere nel profondo l’ambiente che attraversa.
Il mondo visto dalle due ruote fornisce una prospettiva del tutto diversa».
Qualche consiglio su attrezzatura e abbigliamento?
«Gambe e testa sono i due strumenti principali: ricordato questo, una buona bicicletta è necessaria, anche senza spendere cifre esorbitanti. E poi l’abbigliamento giusto permette anche
di godersi meglio la pedalata».
Ci suggerisce qualche percorso mediamente impegnativo, diciamo per gambe allenate?
«La Valle d’Aosta e il Piemonte offrono percorsi favolosi. Personalmente a me piace l’ascesa da Ceresole fino al Colle del Nivolet, all’interno del Parco del Gran Paradiso. La strada è aperta solo d’estate, causa neve, ed è costellata da tanti laghetti. Adoro anche le salite al Piccolo e Gran San Bernardo, e i percorsi dalle parti di Susa».
E per i ciclisti del weekend?
«Ogni volta che esco da casa mia scopro angoli nuovi affascinanti che non avevo mai notato prima. Invito tutti a fare la stessa cosa con la propria bicicletta».
Giro d’Italia
L’edizione 2015 della Corsa Rosa unisce Torino a Milano. Il 31 maggio i ciclisti muoveranno dal capoluogo piemontese alla volta della città sede dell’Expo 2015. Il giorno prima, i corridori andranno da Saint Vincent a Sestriere, lambendo i confini urbani torinesi. Sarà verosimilmente la tappa in cui si deciderà il vincitore del Giro d’Italia, con l’ultima impegnativa salita
di Davide Fantino