Virginia Raffaele
Installazioni umane
Il primo autografo della vita, lo spunto per reinterpretare donne (rese) celebri, il corto circuito di una risata. L’attrice romana in scena al Teatro Colosseo di Torino
Torna idealmente a casa Virginia Raffaele, con la seconda stagione nei teatri d’Italia dello spettacolo Performance, dopo i successi della primavera scorsa. Sola in scena, sarà alle prese con una carrellata irresistibile di personaggi, alcuni famosi altri resi tali dalla sua interpretazione. Romana di nascita, proviene da una famiglia di circensi che fondò il Luna Park dell’Eur negli Anni Cinquanta del secolo scorso. La sua carriera è iniziata agli albori del terzo millennio con il Trio comico Due interi e un ridotto composto con Danilo De Santis e Francesca Milani e ha ben presto prodotto alcuni personaggi di culto come, ad esempio, Annamaria Chiacchiera, l’irresistibile presentatrice con la voce metallica alla perenne ricerca della sintonizzazione giusta nella trasmissione della Cabello Victor Victoria. Virginia Raffaele ha preso parte a diverse fiction, recitando con Enrico Montesano e Massimo Lopez, e programmi di successo come Mai Dire Grande Fratello e Quelli che il calcio. Al cinema ha recitato per Michele Placido (Romanzo Criminale), Fausto Brizzi (Come è bello far l’amore) e Giovanni Veronesi (L’ultima ruota del carro e Una donna per amica), in radio ha lavorato con Luca Barbarossa (Radio2 Social Club). Il “botto” mediatico forse definitivo è avvenuto durante le serate del Festival di Sanremo 2016 condotto con Carlo Conti da cui è uscita come la vera vincitrice. Le sue apparizioni nei panni di Sabrina Ferilli, Carla Fracci e Donatella Versace hanno conquistato tutti, anche le “versioni originali” nella maggior parte dei casi. C’è addirittura chi l’ha invitata per una cena a due, come Ornella Vanoni qualche anno fa affascinandola con mille racconti e dandole l’opportunità di studiarla da vicino, e chi ha subito sopito le rimostranze “conto terzi”, come il ministro Maria Elena Boschi che al contrario si è dimostrata divertita e per nulla irritata. Ogni sua nuova interpretazione di personaggi diventati ormai dei piccoli classici suscita grande interesse: ultimo caso la Belen ospite al Pride Village di Padova. In ottobre si moltiplicano gli impegni per Virginia Raffaele, a cominciare dall’inizio tournee previsto per il 21 del mese sul palcoscenico del Teatro Manzoni di Monza.
Virginia Raffaele, Performance torna a ottobre. Che cosa ci troverà chi verrà a vederla a teatro?
«I personaggi, o meglio, le “istallazioni umane” che porto in scena, tra cui Belen Rodriguez, la criminologa Roberta Bruzzone, Ornella Vanoni e tante altre, che monologano e dialogano tra loro in un gioco di specchi e di rimandi frutto della genialità registica di Gianpiero Solari».
Che cosa le accomuna e in che cosa si differenziano?
«Sono tutte donne molto diverse tra loro, che però sintetizzano alcune delle ossessioni ricorrenti della società contemporanea declinate secondo la lente deformante e irriverente dell’ironia e della satira: vanità, scaltrezza, voglia di affermazione e, forse, la scarsa coscienza di sé. Qua e là, tra le maschere, in scena arrivo anche io, “vestita” da Virginia Raffaele, che interagisco con le mia creature, in cerca della mia identità».
La vedremo di nuovo anche in televisione?
«Per me questo lavoro è la vita, ma più si va avanti più crescono le aspettative. Il mio obiettivo è continuare a fare bene il mio lavoro, non deludere il pubblico ma stupirlo reinventandomi continuamente. In autunno sarò su Rai2 ospite del programma di Mika e in primavera su Rai3 farò un programma di prima serata tutto mio. Ma ora penso solo a portare a termine la seconda stagione di Performance che spero mi regali le stesse gioie ed emozioni che mi ha riservato la prima».
Che cosa le fa scattare la curiosità verso un personaggio da imitare?
«Possono essere gli elementi più disparati. Magari un gesto, un timbro di voce, una camminata mi colpiscono talmente tanto che parto da lì per creare l’intero personaggio. Io non riproduco esattamente timbro e tono della persona che imito, piuttosto reinterpreto esseri umani esistenti».
Per questo preferisce chiamarle “istallazioni umane”?
«Sì, perché c’è anche una visione più personale, una mia chiave di lettura del personaggio. Il lavoro che faccio sui personaggi è attoriale, cioè di immedesimazione totale nel personaggio».
Quando ha scoperto di avere questo talento?
«Non ho mai voluto fare l’imitatrice non mi è mai piaciuto. Ancora adesso non mi reputo tale. Ho sempre voluto fare l’attrice, ho studiato tanto, ho fatto spettacoli nei teatrini da cinquanta posti. Una gavetta lunga e faticosa, fatta non solo di teatro, ma anche di televisione, tanta radio. Diciamo che con Performance torno al mio primo amore, le assi di legno di un palcoscenico».
«Non c'è cosa più personale della comicità. Far ridere è la cosa più difficile
del mondo», sostiene Diego Abatantuono. E allora come si fa?
«La risata scatta per via di un corto circuito inspiegabile. Crearlo e fare in modo che funzioni, toccando i fili giusti è un lavoro, un'abilità che si acquisisce con l’esperienza diretta a contatto con il pubblico. Tante cose si possono imparare, ma i tempi comici, la prontezza di capire quale filo toccare devi averla dentro di te. Penso che sia una dote innata».
Anna Marchesini diceva di aver trovato la comicità in fondo al mare, conchiglia
dopo conchiglia. «E quando sono emersa ho fatto in modo che tutto quello che avevo portato a galla facesse una capriola». Che cosa ha rappresentato per lei?
«Se ho scelto di fare questo mestiere perché l'ho vista in tv, l’ho studiata in tutti gli spettacoli, è stata una fonte di ispirazione. Anna Marchesini aveva un talento unico. Ha creato figure femminili indimenticabili come Merope generosa, la signorina Carlo, una Lollobrigida irresistibile, nonché la mitica Lucia dei Promessi Sposi. Ho il grande, grandissimo rimpianto di non averla mai conosciuta ma è stata il primo autografo che ho chiesto in vita mia».
Quali altre figure di riferimento ha avuto nella sua carriera?
«Ce ne sono diverse. Penso a Franca Valeri, così come a Monica Vitti, che sono giganti, ce ne sono poche come loro. Un'altra attrice meravigliosa è stata Bice Valori. Ma per una della mia generazione quando dicevi Anna Marchesini, dicevi tutto: aveva rivoluzionato la comicità femminile in tv esprimendosi con un linguaggio nuovo, contemporaneo».
Oltre a calarsi nei panni dei personaggi che crea o che imita, le piace dedicarsi
al proprio stile?
«Amo la moda perché è creatività. A seconda di come mi sveglio mi vesto. L'abito fa il monaco, non ci sono dubbi. Adoro lo stile inglese, perché punta alla semplicità e all'originalità, non mi piace la volgarità ma tengo molto ad essere femminile».
Si esibirà a Torino in autunno, il 28 e 29 ottobre al Teatro Colosseo. C'è qualche episodio particolare della sua vita, professionale o personale, legato proprio alla città?
«Lo scorsa stagione sono stata, sempre con Performance, al Teatro Colosseo: fu una grande soddisfazione. Il pubblico qui è esigente ed ero molto tesa, ma la reazione della sala a fine spettacolo fu davvero travolgente».