WORLD PRESS PHOTO EXHIBITION 2022 alla GAM
World Press Photo Contest 2022, il più importante concorso di fotogiornalismo al mondo, arriva a Torino: la mostra - con i suoi 134 scatti - è allestita dal 29 aprile al 18 settembre negli spazi della GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea.
Quest'anno i lavori premiati sono stati scelti tra i 64.823 candidati, tra fotografie e open format, realizzati da 4.066 fotografi provenienti da 130 paesi del mondo: si tratta di lavori firmati per le maggiori testate internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Times, Le Monde, El Pais che si contendono il titolo nelle diverse categorie del concorso di fotogiornalismo. Tutto è iniziato nel 1955, quando un gruppo di fotografi olandesi organizzò il primo concorso internazionale "World Press Photo". Da allora, l'iniziativa ha acquistato slancio fino a diventare il concorso fotografico più prestigioso al mondo e la mostra di fotogiornalismo più visitata: quest’anno sarà allestita in 70 sedi in 30 paesi. Si stima che la mostra sarà visitata da più di tre milioni di persone a livello internazionale. Lo scorso anno, nonostante gli effetti e le restrizioni della pandemia, World Press Photo Torino è stata la 17esima mostra più visitata in Italia (classifica stilata dal Giornale dell'Arte, aprile 2022): ciò ha permesso a Palazzo Madama, che ospitava l'esposizione, di essere il primo tra i musei torinesi nella classifica italiana (47° posto grazie a 23696 accessi).
La 66ª edizione della World Press Photo Exhibition è organizzata a Torino per il sesto anno consecutivo (le due ultime edizioni nella Sala del Senato di Palazzo Madama) grazie all’impegno di Cime, partner della World Press Photo Foundation di Amsterdam e della Fondazione Torino Musei. Le foto vincitrici sono esposte nella sala mostre al primo piano.
«A Torino siamo giunti alla sesta edizione, superando le tante difficoltà di questi ultimi anni dovuti alla pandemia, raggiungendo importanti risultati e grande considerazione da parte dei torinesi che hanno premiato lo scorso anno l’esposizione rendendola la mostra più visitata del 2021 a Torino città e la 17esima in Italia - dice Vito Cramarossa, direttore di Cime - Ringraziamo come sempre la Città di Torino e, in particolare, la Fondazione Torino Musei che quest’anno ci ospita alla GAM ossia in una delle gallerie d’arte moderna e contemporanea più prestigiose d’Italia. La speranza è che la mostra possa appassionare nuovamente Torino e stimolare, come sempre, i visitatori permettendo loro di conoscere tante storie confrontandosi con quello che accade nel mondo».
Dopo il successo delle due precedenti edizioni a Palazzo Madama, la GAM ha ritenuto di ospitare questa nuova edizione di World Press Photo – afferma Riccardo Passoni, Direttore della GAM – Il nostro museo ha infatti sempre mantenuto una attenzione specifica verso la fotografia, testimoniata nel corso della sua storia oltre che attraverso esposizioni recenti. E soprattutto tramite acquisizioni di artisti fotografi, presenti in numero consistente nelle collezioni. Questa mostra ha caratteristiche diverse, ma proprio per questo valeva la pena di pensarla entro le nostre mura, con l’obiettivo di attrarre anche un pubblico nuovo, attento soprattutto ai temi della memoria e della natura, come si percepirà in questa edizione.
I vincitori
World Press Photo of the year lo scatto realizzato nella Scuola Residenziale di Kamloops dalla fotografa canadese Amber Bracken per il New York Times. Abiti rossi appesi a delle croci lungo una strada: commemorano i bambini morti alla Kamloops Indian Residential School, un'istituzione creata per i piccoli indigeni. In quel luogo, sono state scoperte circa 215 tombe. La Presidente della giuria globale Rena Effendi: «È un tipo di immagine che si insinua nella memoria, ispira una sorta di reazione sensoriale. Potevo quasi sentire la quiete in questa fotografia, un momento tranquillo di resa dei conti globale per la storia della colonizzazione, non solo in Canada ma in tutto il mondo».
Il premio World Press Photo Story of the Year è andato a "Salvare le foreste con il fuoco" di Matthew Abbott, Australia, un lavoro realizzato per National Geographic/Panos Pictures. Al centro del racconto, un rito degli indigeni australiani che bruciano strategicamente la terra in una pratica nota come «combustione a freddo»: i fuochi si muovono lentamente, bruciano solo il sottobosco e rimuovono l'accumulo di residui vegetali che possono alimentare incendi più grandi. Il popolo Nawarddeken di West Arnhem Land, in Australia, attua questa pratica da decine di migliaia di anni e vede il fuoco come uno strumento per gestire la propria terra natale di 1,39 milioni di ettari. I ranger di Warddeken combinano le conoscenze tradizionali con le tecnologie contemporanee per prevenire gli incendi, diminuendo così la CO2 per il riscaldamento climatico.
Vincitore del premio World Press Photo long-term project award, invece, "Distopia amazzonica" diLalo de Almeida, Brasile, per Folha de São Paulo/Panos Pictures. Mostra come la foresta pluviale amazzonica sia gravemente minacciata dalla deforestazione, dall'estrazione mineraria, dallo sviluppo infrastrutturale e dallo sfruttamento di altre risorse naturali. Pesano anche politiche "poco green" del presidente Jair Bolsonaro.
"Il sangue è un seme" di Isadora Romero, Ecuador ha vinto la sezione video World Press Photo open format award. Attraverso storie personali, questo lavoro mette in discussione la scomparsa dei semi, la migrazione forzata, la colonizzazione e la conseguente perdita di conoscenze ancestrali. Il video è composto da fotografie digitali e cinematografiche, alcune delle quali sono state scattate su pellicola 35mm scaduta e successivamente disegnate dal padre di Romero. In un viaggio nel loro villaggio ancestrale di Une, Cundinamarca, in Colombia, Romero esplora ricordi dimenticati della terra e dei raccolti e viene a conoscenza del fatto che suo nonno e la sua bisnonna fossero "custodi dei semi" e che coltivavano diverse varietà di patate, di cui solo due si possono ancora trovare.